arte & cultura

La passione di Leopardi per le uova di Pasqua

Da queste parti Pasqua non sarebbe davvero tale senza le uova pinte e la crescia di formaggio. Una tradizione diffusa nelle Marche ormai da secoli, e particolarmente amata anche dal poeta Giacomo Leopardi

Uova da gara! Altro che cioccolato

Le vere 'uova di Pasqua' sono quelle fatte dalle galline, cotte fino a diventare sode, poi dipinte e usate per giocare. Gusti personali a parte, stiamo parlando di una delle tradizioni più diffuse nelle Marche in occasione di questa festività, pare fin dal Medioevo: le cosiddette uova 'pinte', che venivano decorate usando i coloranti naturali che si trovavano in casa. Come? Mettendole a bollire con il carciofo o la cipolla e imprimendo sul guscio foglioline e fiori di campo. Queste piccole opere d'arte poi possono essere usate per sfidarsi in gare di velocità - si fanno rotolare e si sta a vedere quale arriva prima - o a scoccetta, antico gioco di cui sono stati organizzati anche dei campionati internazionali. In questo caso si picchiano l'una contro l'altra: chi rompe il guscio perde e lo consegna al vincitore che ricomincerà la sfida con un altro avversario. 

Nelle lettere di Leopardi le famose "uova toste"

Usanze ricordate anche dal poeta Giacomo Leopardi, nativo di Recanati, che ne parla in due sue lettere. "Salutami il curato e Don Vincenzo, e dà loro a mio nome la Buona Pasqua, che io passerò senza uovi tosti, senza crescia (torta pasquale che si può preparare in una versione dolce o salata con cacio pecorino e pepe, Ndr), senza un segno di solennità”, scriveva il 17 marzo 1826 alla sorella Paolina. Ne fa cenno anche due anni dopo, il 31 marzo 1828: "A proposito di Pasqua, vi raccomando quelle povere uova toste, che non le strapazziate quest’anno: mangiatevele senza farle patire e non siano tante”. Chissà se invece aveva mai assaggiato la colazione pasquale delle classi più povere, a base di coratella d’agnello cotta con le uova, pizza dolce e ciauscolo (i contadini) o con la frittata di borragine preparata nelle case degli artigiani.

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