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Il "Pincio" di Potenza Picena, il belvedere delle Marche

Il Pincio è considerato un posto di ritrovo e di bellezza, dove ancora oggi in estate è possibile godere della bellezza mozzafiato del suo ampio panorama. In inverno si trasforma per Natale con la decorazione di un grande albero secolare

Sì, è un luogo decisamente estivo, con quell’”affaccio” su un bel pezzo delle Marche, verso il mare: a Potenza Picena, il "Pincio” è il posto del ritrovo e della bellezza, d’estate, s’è detto, ma anche nel periodo natalizio, quando ospita il grande albero, per l’occasione un cedro secolare addobbato da albero, giustappunto. Il Comune gli ha assegnato, a ben vedere un nome più nobile, "Belvedere Donatori di Sangue” ma è difficile che qualcuno della cittadina lo appelli in quel modo. Non è stato, il Pincio, una "conquista” subitanea, una presa repentina: no, prima era un’appendice ad un convento, poi, pian piano è stato attrezzato e piantumato, per diventare quello che è adesso, molto, molto bello. 

Il belvedere delle Marche oggi

Tralasciando la storia della fontana, costruita e poi abbattuta per un incidente da una "corriera”, va ricordato che solo sessanta anni fa venne dato al luogo la conformazione attuale: "tre terrazze in sospeso sopra lo stradone di S. Francesco, che hanno ampliato il Pincio e consentito di dare forma ad un vero "balcone”, per facilitare l’ammirazione del paesaggio che spazia dai Sibillini al Mare Adriatico, dove le città di Recanati e Loreto, con il suo Santuario dedicato alla Madonna, sembrano a portata di mano, tanto sono vicine, come pure il Monte Conero. Dopo la costruzione delle tre terrazze, su iniziativa di Bruno Grandinetti, fu collocato in quella centrale un cannocchiale, che consentiva di ammirare e godere lo straordinario panorama dell’intera vallata del Potenza”. Disse il Poeta: "Possiamo chiamarlo Pincio o Belvedere Donatori di Sangue, oppure come si usava nel passato Mercato o Piazzale S. Francesco, Piazzale o Largo Leopardi, Passeggiata, Giardini Pubblici o Giardino dei Tigli, esso comunque rimarrà sempre un luogo dell’anima, ideale sia per il divertimento che per la contemplazione della natura, che ha saputo ispirare poeti e uomini di cultura, come Norberto Mancini, Severino Donati e Giovanni Pastocchi, che ha visto passare molte generazioni di santesi, che saranno sempre grate a coloro che lo hanno realizzato in questo luogo meraviglioso”.

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