arte & cultura

La ciambella marchigiana al mistrà: la ricetta

Non si può dire di non aver gustato tutta la bontà della cucina marchigiana senza aver assaggiato la più che famosa ciambella al mistrà. Perfetto a tutte le ore, dalla colazione alla merenda, questo dolce in origine veniva preparato per "confortare" i contadini durante la trebbiatura nei campi.

Dolce della trebbiatura 

La ciambella al mistrà deve gran parte della sua fama al liquore aromatizzato tramite l'infusione di anice che la insaporisce. Una fama che si perde nella notte dei tempi, o almeno nelle lunghe giornate al sole passate dai contadini di una volta nel mese di luglio, in occasione della trebbiatura nei campi. Ore di lavoro faticose ed interminabili, in cui l'unica pausa era il pranzo, possibilmente all'ombra di un albero, dove il ciambellone preparato dalle donne di casa la faceva da padrone, accompagnato da generosi bicchieri di vino e seguito da un sonnellino ristoratore. 

La ricetta secondo la migliore tradizione

Si sbattono tre uova con 150 grammi di zucchero semolato con una frusta (anche elettrica) per circa dieci minuti, poi si aggiungono la scorza grattugiata di un limone, un bicchiere di latte, un bicchiere d’olio d'oliva (tipico della ricetta antica) o di burro fuso, un bicchierino di mistrà: il tutto uno per volta e a filo nell’impasto. Con la stessa accortezza si incorporano 500 grammi di farina e una bustina di lievito per dolci. Una volta che l'impasto è pronto si mette in una teglia già imburrata ed infarinata, si cosparge di 50 grammi di mandorle a lamelle ed eventualmente di zucchero, e si fa cuocere in un forno già caldo a 180°. Dopo 45 minuti la ciambella è pronta: prima di tagliarne una fetta però meglio aspettare che si raffreddi, il gusto vale l'attesa.

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